AVERROE'


Nasce a Cordova nel 1126, studia diritto, medicina, astronomia, matematica e filosofia. Attraverso lo studio del diritto, egli cerca la giustizia nei testi sacri e profani, per questo verrà perseguitato e esiliato; mediante lo studio dell'astronomia vorrebbe imparare e conoscere l'universo.
Fa il commento dell'enciclopedia del sapere aristotelico, che una lunga tradizione gli aveva tramandato in versione araba; Dante lo ricorda appunto per il suo " Grande Commento ". Averroè afferma che i testi aristotelici si prestano a tre differenti livelli d'interpretazione, e quindi scrive tre serie di commenti:
grandi, indirizzati agli uomini a cui bisogna dire la verità ( uomini di dimostrazione );
medi, indirizzati agli uomini dialettici;
piccoli, destinati agli uomini cui bisogna dire cosa devono fare, ai quali bisogna indicare la strada ( uomini di esortazione ).

Per quanto riguarda il " Nous " egli conclude per necessità che l'intelletto è uno, ma accetta fermamente per fede che sono tanti quanti sono gli uomini. Questa tesi viene chiamata " DOTTRINA DELLA DOPPIA VERITA'. "
Averroè sostiene che il pensiero che sta nell'uomo è qualcosa di divino, tanto che viene dall'esterno, resta per tutta la vita dell'uomo nel suo corpo e alla sua morte ritorna a Dio. Questa tesi viene condannata come eretica dalla Chiesa perchè afferma che ognuno ha la sua anima. Averroè sostiene la tesi aristotelica secondo la quale alcune parti dell'anima si corrompono perchè sono legate al corpo ( anima sensitiva), mentre la parte razionale non si corrompe mai.
A volte gli averroisti vengono condannati come epicurei perchè riflettono sulla natura dell'anima usando un linguaggio aristotelico che la Chiesa non condivide e condanna nel '70 e nel '77 insieme a proposizioni di Tommaso d'Aquino, Boezio, Sigeri di Brabante e i poeti stilnovisti come Cavalcanti, accusati dalla Chiesa per la loro interpretazione dell'anima, che va contro la tesi propria del Cristianesimo. I più feroci nella polemica sono i Francescani e in particolar modo San Bonaventura. Egli polemizza con questi eretici combattendo prevalentemente contro tre tesi:
L'eternità del mondo;
L'intelletto possibile è separato;
Tutte le cose accadono per necessità.

AVERROISMO LATINO

L'averroismo, termine non del tutto proprio, è una corrente filosofica che si ispira all'interpretazione aristotelica data da Averroè. I suoi principi sono questi: eternità di Dio e del mondo; esistenza di un unico intelletto possibile per tutti gli uomini; negazione della Provvidenza, della libertà umana. L'Averroismo fu condannato nel 1270 dal vescovo di Parigi Stefano Tempier.
Progressivamente, soprattutto dove si studia biologia, comincia a filtrare nelle università l'opera aristotelica; le opere di questo filosofo giungono in Europa attraverso due itinerari:
dalla Spagna attraverso i Pirenei; da quella che era stata una delle regioni più raffinate nel campo della cultura, la Spagna Ommayade, arrivarono i testi aristotelici tradotti in arabo e contaminati da questa civiltà poichè, come poi successe in Europa, si dovettero adattare le dottrine filosofiche a quelle religiose;

dalla Sicilia, alla Toscana e all'Emilia.
I Francescani e i Domenicani entrarono in conflitto tra loro a causa delle proposizioni condannate. I Domenicani, che parlano di cristianizzazione di Aristotele, unendo la rivelazione e la fede alla ragione aristotelica, si specializzano nella traduzione dall'arabo del " Corpus Aristotelicum " ; inoltre essi considerano solo alcune parti di Aristotele, come per esempio la logica e la divisione delle scienze. I Francescani, invece, rifiutano Aristotele e contestano il fatto che le opere aristoteliche siano tutte unite e indivisibili.
La teologia neoplatonica afferma che è necessario purgare i testi aristotelici dalle numerose introduzioni arabe; questa operazione viene fatta da Guglielmo di Moerbecke, che traduce per Tommaso d'Aquino il Corpus Aristotelicum e anche commenti greci di Aristotele, tra i quali quelli di Alessandro di Afrodisia.

MONOPSICHISMO

Il monopsichismo è una dottrina che afferma l'esistenza di un'anima del mondo unica che si esplica nelle diverse anime. I monopsichisti sono seguaci di Averroè.

HOMO NON INTELLEGIT

Questa proposizione, che significa " l'uomo non ragiona ", è una delle proposizioni averroiste condannate dalla Chiesa.
Averroè infatti sostiene che non è l'uomo a ragionare, ma un qualcosa che c'è in lui, cioè l'intelletto, che alla morte dell'individuo torna da dove viene: è quindi un ente collettivo.
Dante si discosta dalla teoria averroista, nonostante egli utilizzi la parola " intelligere "; infatti egli ritiene che la conoscenza abbia sempre origine dai sensi e che le forme siano unite con la materia. Queste forme passano attraverso i nostri sensi con il pensiero. Ci sono sensibili propri ( udito, vista....) e sensibili comuni ( movimento, percepito da più sensi ). Dante pensa, inoltre, che l'uomo abbia una facoltà, che lui chiama cogitativa o estimativa, che gli permette di mettere a confronto le varie informazioni provenienti dai sensi. Oltre ai sensi esterni esistono anche quelli interni, tra i quali la fantasia o immaginativa, e ciò viene richiamato dai testi di Averroè.
La percezione sensibile viene vagliata dalla facoltà estimativa ed elaborata da quella immaginativa. Dante dice che ci deve essere un intervento dell'intelletto potenziale ovvero possibile e che ci potrebbe essere qualche facoltà separata dall'anima: questa secondo gli averroisti è appunto l'intelletto possibile, soggetto della conoscenza dell'amore. Per questa affermazione gli averroisti vengono condannati.
Anche gli Epicurei accettano questa tesi, esaltando la voluptas , cioè il piacere della conoscenza provato dall'anima, e portandola al livello di felicitas.

Per Alberto Magno le anime vegetativa e sensitiva derivano direttamente dalla virtù attiva del seme paterno, attraverso un processo che corrisponde allo sviluppo dell'embrione; quando questo si è completamente trasformato interviene il primo motore e l'anima vegetativa si trasforma in anima razionale. Da questo discorso Alberto Magno ne ricava due punti: mette in evidenza l'importanza di Dio; esclude che l'anima razionale sia separata da quella vegetativa. Le tre facoltà costituiranno un'anima profondamente unitaria che è la forma del corpo.
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