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Si è svolto nei giorni 25 e 26 settembre 1997 nelle due sessioni di
Ischia e di Napoli il Convegno nazionale sul tema: "La filosofia nella
scuola di domani. Sul riordino dei cicli scolastici: valutazioni,
proposte, interventi". Il convegno è nato per iniziativa della rivista
Informazione Filosofica, che ha raccolto e
rielaborato istanze e aspettative provenienti dal mondo scolastico
superiore e universitario, trovando nell'Istituto per gli Studi Filosofici
di Napoli e nella Società Filosofica Italiana interlocutori e promotori
primari.. L'obiettivo dell' iniziativa è stata la definizione di uno
spazio di confronto dialettico delle diverse impostazioni della filosofia
come disciplina curricolare al fine di interagire criticamente e in modo
propositivo con le linee emergenti dal dibattito istituzionale e, in
particolare, dalla Bozza di riforma dei cicli scolastici e dal Documento
della Commissione dei Quaranta del 14 maggio 1997. Il Convegno ha
affrontato nella prima fase alcuni dei nodi fondamentali della riforma
scolastica all'interno di tre Tavole rotonde parallele, che si sono svolte
a porte chiuse presso l' Hotel Continental di Ischia. La prima di queste,
su "Didattica della filosofia: identità della filosofia e identità del
docente", ha visto la partecipazione di Tommaso Borri, Mario De Pasquale,
Armando Girotti, Lucia Marchetti, Virginio Melchiorre, Gaspare Polizzi,
Enzo Ruffaldi e Mario Trombino. Alcuni dei motivi indicati nel primo
gruppo di lavoro sono ritornati anche nella seconda Tavola rotonda,
dedicata a "Globalità della persona e avvio alle professioni: quale il
contributo della disciplina filosofica?", al quale sono intervenuti
Cristina Boracchi, Luciano Malusa, Fulvio Cesare Manara, Domenico Massaro
e Luigi Miraglia. La terza Tavola rotonda, animata da Luciano Ardiccioni,
Paolo Parrini, Franco Paris, Franca Sibilio, Carlo Sini e Emidio Spinelli,
si è invece tenuta su "La filosofia nei curricoli non liceali: finalità e
contenuti". Gli incontri hanno avuto come esito una convergenza
programmatica su alcune proposte, presentate pubblicamente con un
documento finale nella fase pubblica del Convegno - Napoli, Palazzo Serra
di Cassano - alla presenza dell'ispettrice Anna Sgherri Costantini e in
seguito avanzate al M.P.I. in un ampio Dossier a firma degli intervenuti,
rappresentanti del mondo accademico e docenti della scuola secondaria,
della SFI, del CIDI e dell'ARIFS oltre che dell'Istituto per gli Studi
Filosofici di Napoli.
DOCUMENTO FINALE
1. La filosofia come disciplina curricolare assolve ad una funzione
irrinunciabile di tipo formativo e orientante. La filosofia, proprio
perché deve confrontarsi con la realtà storica, deve divenire patrimonio
di ogni curricolo scolastico superiore nelle forme e nelle metodologie
applicabili correttamente ai diversi contesti formativi. Infatti, se
orientare significa "promuovere un processo di maturazione in un soggetto
che si trova ad interagire con la realtà esterna" e se ancora
l'orientamento intende "porre l'individuo in grado di prendere coscienza
di sé e di progredire per l'adeguamento dei suoi studi e della sua
professione alle mutevoli esigenze di vita...per contribuire al progresso
sociale nel pieno sviluppo della persona" (Unesco, Bratislava
1970), allora la formazione filosofica svolge una funzione orientante.
Essa opera affinché l'esperienza formativa, che passa attraverso i saperi
disciplinari, si traduca in scelte umane e professionali e porti gli
studenti a saper progettare, decidere, costruire e ricostruire percorsi di
vita e di realizzazione di sé. Il contributo della filosofia si propone
come strategia che aiuta il soggetto stesso ad essere artefice del proprio
orientarsi, a conoscersi, costituendo il proprio modello esistenziale,
ponendosi in modo consapevole e critico rispetto a situazioni in
evoluzione che richiedono capacità reattive e coerenza di scelte,
fornendogli esperienze significative per la personalità che è in via di
sviluppo. La filosofia costituisce dunque un elemento comune per i
diversi indirizzi di studio superiore. Persino nella fase
pre-adolescenziale, peraltro, si potrebbe auspicare l'inserimento della
riflessione filosofica all'interno del curricolo per concorrere - con le
altre discipline - alla definizione di attitudini logico-argomentative in
connessione con l'area scientifica e letteraria e all'accostamento alla
problematizzazione delle proprie esperienze.
2. I lavori della
Commissione Brocca avevano già dato prova, nell'ambito
dell'insegnamento della disciplina filosofica, di profondo ripensamento
strutturale e metodologico. Si tratta di un patrimonio che non deve andare
perduto e che deve essere recuperato almeno nelle sue linee fondative.
Tali lavori avevano di mira una scuola non professionalizzante ma non per
questo chiusa al mondo produttivo, proprio nel momento in cui si auspicava
il superamento della dicotomia fra formazione e orientamento e si
prospettava un nuovo umanesimo in cui ricerca e produzione, appunto,
potessero di fatto convivere anche all'interno dei curricoli
scolastici.
3. Riteniamo che la filosofia sia un'esperienza
culturale valida per tutti. L'estensione della filosofia anche alle
scuole tecnico-professionali si configura come una scelta democratica che
supera una visione elitaria della filosofia e che favorisce una crescita
di consapevolezza culturale anche a chi sceglie più chiaramente
l'indirizzo professionale: se la globalità della persona ci sta a cuore,
allora non può essere negato a nessuno il diritto di collocarsi a pieno
titolo nella storia, acquisendo strumenti di giustificazione consapevole
della propria visione del mondo e fondata delle proprie opzioni. Le
finalità dell'insegnamento della filosofia sono peraltro comuni a tutti
gli indirizzi di studio e riguardano la comprensione della nostra
tradizione culturale, anche nelle sue relazioni con altre culture, poiché
è a partire dalla filosofia che si sono articolate alcune delle forme più
significative della nostra civiltà. Inoltre, la filosofia pone attenzione
agli strumenti che permettono un ripensamento sul significato delle
operazioni metodologiche come, ad esempio, l'attenzione al modello
argomentativo e alla molteplicità delle sue tipologie, con l'obiettivo di
saper dare e chiedere ragione della posizione propria e altrui, in un
concreto e fattivo esercizio di consapevolezza critica e di pluralismo
democratico.
4. Questi fini si possono raggiungere attraverso una
didattica della filosofia che porti al contatto diretto con i
testi, opportunamente contestualizzati e valutati nella loro dimensione
storica. Per queste ragioni ci sembra opportuno che l'introduzione
dell'insegnamento filosofico nei curricoli non liceali non debba
assumere la forma di "una rassegna di idee portanti", cosa che
accadrebbe senza il riferimento costante ai testi nella loro storicità :
tale "rassegna" si trasformerebbe necessariamente nella banale
riproposizione di "elementi di filosofia", ridotti alla raccolta di
opinioni notevoli su questioni di etica e di logica. La filosofia deve
infatti essere proposta nelle scuole come 'esperienza del filosofare',
quella stessa che il testo filosofico rende possibile: questo non deve
però significare abbandono allo spontaneismo. La filosofia, quindi, va
intesa come palestra di condivisione di scopi, apertura di orizzonti in un
dialogo aperto e serrato con l'alterità - la tradizione stessa - che parla
oggi attraverso i testi. La mera informazione sulla storia della filosofia
attraverso il racconto che ne fa il manuale o il professore non produce di
per sé l'acquisizione di un sapere filosofico, né la filosofia può essere
insegnata ed appresa con un qualunque metodo.
5. In filosofia non
si può dare una didattica di natura meccanica, formalistica, tecnicistica
o retorica, quale quella che tende a trasmettere un sapere inerte, già
definito; l'apprendimento della filosofia richiede un'esperienza che si
muove da significato a significato, che si evolve in condizioni di senso.
Ciò comporta la partecipazione del discente alla ricostruzione delle
esperienze di ricerca dei filosofi emergente da un' analisi testuale.
La didattica della filosofia deve dunque essere "attiva", utilizzando
una pluralità di modelli, di metodologie e di tecniche, che tendono a
promuovere nei discenti un'esperienza di ricerca filosofica centrato sul
dialogo con gli autori attraverso il testo. Una pluralità diversificata di
strumenti didattici, di esercitazioni orali e scritte, congrua con la
pluralità e la diversità delle situazioni didattiche. E' così opportuno
che lo studente possa, sperimentare in modo protetto la possibilità di
narrare aspetti della propria vita attraverso i concetti, le parole, gli
stili, i contenuti e i modelli di razionalità ed espressivi della
filosofia. In questa prospettiva contenuti e forme della filosofia possono
costituire elementi di trasformazione di crescita per lo
studente.
6. La contemporaneità non deve poi essere
dimenticata, pur nella consapevolezza del divario incolmabile fra
ricerca e disciplina, intesa quest'ultima come sua sistematizzazione e
codificazione. E' dunque necessario ridistribuire lungo il triennio i
programmi di filosofia in modo da creare corrispondenze con quelli di
lettere, storia e arte.
7. L'approccio ai testi diviene
dunque essenziale, ma non può essere finalizzato a se stesso. La forma
storica della trasmissione filosofica deve essere lo sfondo degli
itinerari problematici e teoretici che si possono condurre attraverso la
presentazione dei testi, ideale luogo di esperienza di riflessione
filosofica. Se lo studente deve essere portato ad "inciampare nei
problemi" attingendo nella radice extrafilosofica lo stimolo a interagire
ermeneuticamente con il passato, allora i testi sono da collocare in
contesti e la centralità del testo va intesa come centralità del
processo di lettura.
8. Questo modo di pensare l'insegnamento della
filosofia pone in primo piano l'autonomia e la responsabilità dei
professori sulle scelte interpretative, sulle modalità della lezione e
dell'approccio ai testi, sui modi di disporre gli studenti alla
"confidenza" con il pensare filosofico. Ribadiamo quindi la funzione
essenziale della libertà di insegnamento, nel contesto della
comunità scientifica, contro ogni deriva burocratica.
9. La
responsabilità e la libertà del professore vanno condivise tra colleghi,
ma anche sostenute da una formazione mirata, iniziale e continua. Tale
formazione deve controbilanciare l'usura prodotta dall'insegnare con la
rivisitazione dell'intero e una riproblematizzazione delle scelte, anche
alla luce del dibattito in atto, rinforzare le conoscenze, arricchire le
forme di mediazione didattica e favorire il costituirsi di gruppi di
riflessione, che periodicamente si incontrano. La formazione iniziale
degli insegnanti deve infine avvenire attraverso l'incontro tra università
e scuola, nel rispetto e nella valorizzazione delle diverse
professionalità. La formazione permanente va collegata con il mondo della
ricerca scientifica. La scuola è a sua volta un luogo di ricerca; la
formazione permanente richiede un processo costante di diffusione e
circolazione nazionale delle ricerche e delle esperienze. Vanno
profondamente ripensati i modi della formazione in servizio, in coerenza
con l'identità della filosofia e della professionalità degli insegnanti
descritta in questo documento.
10. La valorizzazione
dell'autonomia va accompagnata da forme che consentano la circolarità
delle esperienze per evitare rischi di isolamento didattico o
organizzativo.
Napoli, 26 settembre 1997
Luciano
Ardiccioni Cristina Boracchi Mario De Pasquale Armando Girotti
Luciano Malusa Fulvio C. Manara Lucia Marchetti Domenico
Massaro Virgilio Melchiorre Franco Paris Paolo Parrini
Gaspare Polizzi Riccardo Ruschi Enzo Ruffaldi Franca
Sibilio Carlo Sini Giovanni Spena Emidio Spinelli Mario
Trombino
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