BOEZIO.

Filosofo e letterato romano fu il tramite attraverso i secoli del Medioevo fra Aristotele, Platone e i neoplatonici, e il pensiero cristiano, poichè molte opere di questi autori furono conosciute attraverso le sue traduzioni e la sua divulgazione. La più notevole e fortunata delle sue opere è il De Consolatione, dove immagina di essere stato visitato da una matrona , la Filosofia stessa, e di aver ricevuto da lei conforto attraverso la soluzione dei fondamentali problemi dell'esistenza; si compone in cinque libri ed è articolata in una successione di prose e metri (inni di varia fattura metrica). Boezio esercitò una notevole influenza su Dante e già in precedenza sul suo maestro Brunetto Latini, che mostra di aver avuto presente B. nelle sue opere enciclopediche. Il testo del filosofo romano fu uno degli stimoli all'approfondimento dottrinale e alla vocazione di pensatore. La figura del dotto costretto all'esilio, in preda ad una profonda crisi e capace di trarre da questa crisi l'incentivo a comporre un grande messaggio per alleviare la propria pena, divenne agli occhi del poeta fiorentino un grande esempio. E' forse dalla Vita Nuova che si avverte l'influsso boeziano, perchè la composizione, in cui si parla già di una donna che consola il poeta, risale al periodo in cui Dante dichiara di esser venuto a conoscenza del De Consolatione e del De Amicitia .La prima citazione nasce dall'intento di porre la propria opera nei termini di quella boeziana: lo fa parlare nel Convivio in sua difesa perchè non appaia presunzione l'aver parlato di sè. Nel V canto dell'Inf. (v. 121-123) della Commedia è indicato da Francesca come " 'l tuo dottore" 1 ; mentre nel X canto (v. 124-126) del Pd è incluso nei sapienti del sole e ricordato per aver dimostrato la fallacia del mondo.2 Dall'esempio boeziano deriva anche la traduzione nell'immagine simbolica della donna (nel Convivio, nella Vita Nuova e nella Commedia). Ma la simbologia della donna supera l'imitazione letteraria, perchè è lo stesso concetto di filosofia, come scienza che raccoglie fisica, metafisica, etica, teologia, che trapassa in Dante; infatti quando , nella Commedia , costruisce il suo insegnamento dottrinale, con la netta distinzione tra ragione e teologia, raffigurata in Beatrice, egli si rifà ancora al libro di Boezio narrando l'apparizione nelle vesti della gentilissima e ricalcando l'apparizione della matrona romana al filosofo: Beatrice ricorda il giovanile amore, così come l'apparizione di Filosofia aveva riportato il filosofo romano ai verdi anni.

Più complessa è l'influenza che B. esercitò sulla filosofia dantesca. Nella Monarchia D. ricorre a due citazioni boeziane per sostenere l'autorità dell'impero, nel Convivio è usato più largamente, non solo per massime occasionali, ma anche per introdurre fondamenti dottrinali del discorso. Alcune affinità possono però ricondursi alla tradizione del pensiero cristiano, B. è cioè tramite e stimolo di certi motivi e non necessariamente la fonte. Così il concetto di false immagini di bene per indicare i beni

 

 

 

 

 

terreni, può essere stato ispirato da una sua pagina; la concezione dell'anima ruotanteintorno alla mente divina, che suggerisce il verso finale della Commedia, è illustrata da B. nel De Consolatione, come anche la distinzione dell'amore d'animo e naturale, descritta nel Pg. ( XVII 91-93)3. Inoltre da B. giunge a Dante la dottrina del modellamento svolto dall'Intelligenza celeste sull'anima umana, risalente al Timeo platonico.

Il diretto influsso può riconoscersi nella formulazione della dottrina del libero arbitrio, punto nevralgico del messaggio dantesco, utilizzato nella Commedia: nel Pg (XVI 58-81;4 XVIII 40-75)5 enuncia l'esistenza del libero arbitrio, minacciato dall'astrologia e dall'idea di predestinazione e grazia; nel Pd (V 19-24)6 ci fornisce invece la definizione del concetto di libero arbitrio, indicato da Beatrice come il maggior dono di Dio. L'influenza boeziana non si esaurisce comunque alle tematiche, ma tocca anche la metrica, specie in quei punti della Commedia in cui si apre al tono mistico dell'inno. Si riscontrano ricollegamenti a passi del De consolatione per la struttura, al canto XI del Pd, quando Dante, parla della liberazione dalle cure dei mortali. Così come il passo dell'estremo momento dell'ascesa mistica, rimanda alla prosa del libro III del De Consolatione, cui si era già rifatto per indicare l'incommensurabile differenza tra l'infinito e il finito. 22

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1. <<Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore>>

2. <<Per vedere ogne ben dentro vi gode l'anima sante che 'l mondo fallace fa manifesto a chi di lei ben ode>>

3. << Nè creator nè creatura mai>>, cominciò el, <<figliol, fu sanza amore, o naturale o d'animo; e tu 'l sai.>>

4. Lo mondo è ben così tutto diserto d'ogni virtute,...la mente in voi, che 'l cie non ha in sua cura.

5. <<Le tue parole e 'l mio seguace ingegno>>,... <<...che l'abbi a mente, s'a parlar ten prende>>.

6. <<Guarda com'entri e di cui tu ti fide;...<<...ciò che si vuole, e più non dimandare>>.